Sul piatto c’è Mediaset…
Con l’arrivo del 2017 comincia il terzo atto della tragica partita a poker in atto tra Berlusconi e Bolloré.
Nell’ultima parte del 2016 la scalata bretone a Mediaset ha fatto impennare il titolo dell’80% in un solo mese a 4,11€ per una capitalizzazione totale di 4,8 miliardi ma ha anche fatto passare di mano più del 52% delle azioni, metà delle quali ancora senza un destinatario dichiarato.
Oggi riapre la Borsa dopo la pausa di fine anno, e potremo identificare le truppe schierate da una parte e dall’altra e la loro entità in termini di volume e “peso”. Il campo di battaglia è ormai di perimetro limitato: dopo il blitz che dal 12 dicembre in due settimane e grazie alla banca Natixis ha portato il gruppo di Vincent Bolloré dal 3% al 29,77% dei diritti di voto nel Biscione, a Piazza Affari sono rimaste ben poche azioni da conquistare.
Berlusconi e Bolloré fanno i conti con i possibili alleati
Silvio Berlusconi, essendosi portato dal 34% al 39,7% di Mediaset non può incrementare ancora la quota di Fininvest fino al prossimo aprile senza dover lanciare un’Opa.
A ridosso di Natale, i francesi di Vivendi hanno incrementato ulteriormente la loro quota fino alla soglia massima consentita prima dell’Opa obbligatoria (che peraltro i francesi non hanno mai escluso di potere lanciare).
I “cavalieri bianchi” al fianco del Cavaliere: Silvio bluffa?
Berlusconi sarebbe entrato in contatto con alcuni azionisti, alcuni piccoli soci ma anche azionisti in possesso di quote più corpose. Soci storici della famiglia, gente che è dentro il capitale del gruppo televisivo fin dai tempi della quotazione di ormai vent’anni fa, non propriamente dei traders o brokers.
Se questo “fronte dell’italianità” che si è detto pronto a sostenere le posizioni di Fininvest fosse reale e coeso, Berlusconi avrebbe dalla sua un asso nella manica che lo porterebbe alla maggioranza assoluta dentro Mediaset, così da neutralizzare le mosse dei francesi. Se al 40% dei voti di Fininvest si aggiungessero infatti anche quelli dei “comitati degli amici di Berlusconi”, l’assalto francese potrebbe essere respinto.
Di certo c’è, e noi di Mr Banca l’abbiamo ribadito in tempi non sospetti, che in questa battaglia Berlusconi può contare sul sostegno del mondo politico italiano, a cominciare dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ma anche di due colossi della finanza come Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Bolloré gioca al buio
Vivendi non ha ancora fatto capire se in questa partita sarà prima o poi coinvolta Telecom Italia, altro gigante italiano di cui Vivendi è primo azionista con il 24,7%. De Puyfontaine ha dichiarato pochi giorni fa che l’obiettivo finale è un’alleanza per creare una media company europea di dimensioni mondiali. Un’occhio particolare sul titolo Telecom, Buy Long per chiarirci, ci starebbe tutto.
È possibile che alla fine i francesi non lancino l’Opa, visto che gli costerebbe fino a 7 miliardi e sarebbe estesa anche a Mediaset Espana e Ei Towers. Ma ci sono altre risorse sulle quali Bolloré può contare?
Fine dei giochi: Berlusconi si siederà al tavolo dell’accordo con Bolloré?
Questa è una mossa che molti si attendono. Vivendi a questo punto avrebbe diritto a un importante numero di membri nel consiglio di amministrazione (che scade nel 2018).
Ribadiamo: il campo di battaglia è ormai di perimetro limitato. Su molte delle azioni passate di mano e ancora da attribuire potrebbero anche essere state costruite posizioni attraverso opzioni o derivati, che quindi non appaiono immediatamente. Il flottante di Mediaset è molto scarso: se si esclude il 70% in mano ai due contendenti e il 15% circa controllato da fondi istituzionali stabili, il resto è in mano ai piccoli azionisti, il cosiddetto retail. Tra questi ci sarebbero i “comitati degli amici di Berlusconi”. Pronti alla guerra di trincea.
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