“La Borsa dei nostri sogni” (Wall Street Journal)
Ormai ci siamo, ormai siamo davvero vicini: il mitico tetto dei 20.000 punti è dietro l’angolo. L’ultimo massimo, al momento in cui scriviamo, ha toccato i 19672.4 punti. L’indice Dow Jones sta volando e il prossimo “numero tondo” è dietro l’angolo.
È tutto merito di Donald Trump?
Così sembra, in apparenza. Dall’8 novembre l’arrivo sulla scena di “Trump Presidente eletto” ha esaltato gli investitori e proiettato gli indici azionari sempre più su, scatendando euforia e ottimismo a cascata su tutti i principali mercati del pianeta.
Paradossalmente, il primo a mangiarsi le mani è proprio lui: Trump ha liquidato gran parte del suo portafoglio azionario. Per sgombrare il campo da ogni possibile conflitto di interessi, così dice. O magari è perché credeva davvero al disastro imminente? Forse sarà stato un affarone e lo scopriremo più avanti, se davvero c’è bolla e sta per scoppiare. Una cosa è certa, se il boom provocato dalla vittoria di Trump dovesse rivelarsi l’ultimo dei fuochi d’artificio, lui potrà ribattere: ve l’avevo detto.
Da Wall Street si alzano voci pessimiste
In campagna elettorale il Tycoon di Manhattan sparava a zero sull’economia americana. Un briciolo di verità tra le righe dei suoi toni esagerati, c’è. La partecipazione alla forza lavoro USA è storicamente bassa, troppi adulti americani sono usciti dal mercato del lavoro.
Le ultime previsioni della Goldman Sachs, non proprio una voce catastrofista ma certamente tra le più caute, guardano al versante politico: attenzione, dicono gli analisti, quando Trump dovrà far passare i suoi piani al Congresso, potrebbero arrivare brutte sorprese.
Settimana prossima la Fed alzerà i tassi; è probabile che il 2017 veda altri rincari del costo del denaro. Il Superdollaro continuerà a rafforzarsi e questo non fa bene alle multinazionali USA che esportano.
Le promesse di Trump spingono gli Indici verso l’alto
L’effetto Trump sui mercati continua a farsi sentire, forte. La spinta propulsiva targata Trump è quella delle sue promesse: riduzione delle tasse, in particolare ai ceti abbienti e alle imprese. Rilancio delle infrastrutture, campo in cui il Paese negli anni è rimasto indietro: 1.000 miliardi di investimenti “misti” (pubblico-privati). Tanta deregulation, in particolare a favore dell’energia fossile.
Ci mancherebbe che a Wall Street non ci fosse euforia, di fronte a questa Bengodi…
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