Chiunque abbia una certa dimestichezza con i temi di borsa, economia e finanza avrà sentito parlare, anche solo leggendone sui media, di insider trading. Chi opera in borsa, da professionista del settore o semplice investitore day trading, conosce questo termine, meno noto tra le persone che non frequentano questo ambiente ma sicuramente ben conosciuto da chi ha a che fare con il mondo della finanza.
Di notizie sull’insider trading se ne sono lette molte in passato: alcune, le più importanti, le riprenderemo in questo articolo in cui spiegheremo ad addetti ai lavori e non che cos’è l’insider trading.
Che cos’è l’insider trading?
Arriviamo quindi al punto: che cos’è l’insider trading, di cosa si tratta esattamente?
Non sfugge a nessuno il fatto che il mondo della finanza sia un sistema molto complesso e dove girano tanti soldi, un settore pieno di interessi e di avidità che è ben lungi dall’essere perfetto. Legislatori e regolatori dei vari paesi del mondo tengono gli occhi sempre ben aperti su quanto accade ogni giorno sui mercati azionari. Chi vigila sul settore della finanza sa bene quanto l’uso improprio di informazioni potrebbe muovere quantità enormi di denaro a vantaggio di pochi e danno di tutti gli altri, ed è per questo che l’uso illecito di informazioni riservate (insider trading) è perseguito come un reato.
Anche in questi tempi moderni dove l’informazione è più democratica che in passato, con Internet e il satellite che portano in tempo reale tutto il sapere sugli smartphone di ognuno di noi, le notizie su titoli e valute oggetto di scambio sui mercati finanziari non sono simmetriche: professionisti e investitori privati non dispongono dell’omogeneità informativa che sarebbe dovuta.
Non tutti sono in grado di influenzare alla stessa maniera l’andamento di un singolo titolo o di un mercato: gli investitori, istituzionali e non, operano a seconda della loro posizione occupata, esperienza e grado di coinvolgimento. Su tutti “vegliano” i regolatori dei vari paesi, tutti molto attivi insieme ai legislatori per cercare di tutelare gli investitori (tutti, grandi e piccoli) salvaguardando l’integrità delle operazioni quotidiane sui mercati finanziari. Gli abusi di mercato sono sempre possibili e dietro l’angolo, l’uso di informazioni privilegiate o la diffusione di informazioni palesemente false, con la conseguente manipolazione del mercato sono pratiche vietate dalla legge: l’insider trading è un reato.
Quali sono le sanzioni per l’insider trading?
Chiariamo subito che esistono insiders primari e insiders secondari. Gli insider primari sono i detentori dell’informazione privilegiata, i secondari sono coloro che hanno ricevuto le informazioni dagli insider primari e che sono quindi in grado di capirne il carattere privilegiato.
Nel 2004 è entrata in vigore la legge comunitaria, recepita in Italia nel 2005, con cui è stato stabilito che gli insiders primari che compiono abuso di informazioni privilegiate, sono puniti con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 20mila euro fino a 3 milioni di euro.
Se si tratta invece di insider secondari, la norma indica che non siamo più in presenza di un reato ma di un illecito amministrativo. In questo caso l’illecito è punibile con una sanzione amministrativa pecuniaria, che va dai 20mila euro ai 3 milioni di euro.
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Insider trading: abuso di informazioni privilegiate
Soggetti interni, chiamati insiders, che operano in posizioni chiave in banche, società quotate in borsa o grandi studi legali, riescono a trarre un illecito vantaggio attraverso l’accesso a informazioni riservate, anticipando con i loro scambi gli effetti di una variazione di uno specifico titolo quotato in borsa.
L’insider trading è un’attività illegale che costituisce un reato punibile penalmente sia dal diritto statunitense che da quello di molti altri paesi del mondo. Negli USA, l’illegalità dell’insider trading è stabilita dal Securities Exchange Act del lontano 1934, insomma non proprio una norma appena uscita qualche mese fa.
Con il Testo Unico delle disposizioni in materia di mercati finanziari, la legge italiana ha iniziato ad occuparsi esplicitamente di insider trading. Conosciuto anche come Legge Draghi o TUF, per il nostro Paese dal 1998 queste norme sono la fonte principale sul tema dell’insider trading.
Il Testo Unico della Finanza ha introdotto una serie di norme con l’obiettivo di sanzionare tutti i comportamenti lesivi della stabilità dei mercati: dall’aggiotaggio all’abuso di informazioni privilegiate, fino al cosiddetto – appunto – insider trading.
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Insider trading is good?
Questa pratica vietata, l’insider trading, avviene con la compravendita di asset finanziari (obbligazioni, azioni o derivati) da parte di società, istituzioni o semplici persone fisiche che abusano di informazioni privilegiate, solitamente altamente riservate, ottenute grazie a vantaggi di posizione. Sulla base di queste informazioni ottenute illecitamente, chi effettua insider trading riesce ad operare a profitto in un mercato, scambiando titoli reali o in CFD, con un chiaro vantaggio che tutti gli altri investitori non hanno, godendo così di una posizione scorretta.
Eppure qualcuno sostiene che l’insider trading sia giusto e che possa essere addirittura fatto “a fin di bene“.
C’è chi dice che le attività di insider trading “non facciano male a nessuno”, perché la variazione dei prezzi derivante dall’attività degli insiders crea nuovo valore, indipendente da perdite o mancati guadagni dei rimanenti soggetti coinvolti. Queste correnti di pensiero sull’insider trading arrivano a definirlo come estremamente benefico per il sistema economico globale.
La teoria dei sostenitori dell’insider trading si basa sulla creazione di valore dovuta all’effetto positivo sul valore del titolo, con assenza di danni e anzi profitto per gli azionisti che conseguono un profitto potenziale generato dall’effetto positivo sul titolo. I seguaci dell’insider trading “benefico” si ritengono fautori di un’incremento dell’efficienza di mercato e vedono i profitti di questa attività come una dovuta e vera e propria remunerazione.
Ovviamente, i primi iscritti al “partito dell’insider trading” sono i top manager delle aziende, quelli che a volte vengono remunerati in parte anche con pacchetti azionari delle società dove lavorano. L’insider trading permette a questi soggetti di limitare le perdite in caso di deprezzamento dei pacchetti in loro possesso. I manager detentori di azioni o stock option non possono diversificare o cambiare settore, quindi l’unica freccia al loro arco è l’acquisto o la vendita al momento giusto, sulla scorta di informazioni riservate ottenute grazie alla loro posizione privilegiata.
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La tragedia dell’11 settembre 2001
Siti ben più grandi di Mr Banca, hanno riportato notizie su casi di insider trading accaduti nel settembre 2001, proprio nei giorni antecedenti all’attentato di New York che mandò in cenere le Twin Towers causando oltre 3.000 morti. Nel periodo di tempo anteriore all’azione terroristica, un’intensa attività di scambi azionari collegati ai titoli di settore del trasporto aereo è stata registrata. Nel periodo immediatamente precedente agli attentati, qualcuno operava in borsa in modo febbrile traendo ingenti guadagni. Naturalmente, non vogliamo fare complottismo: riportiamo questa notizia come chiaro esempio di insider trading e non entriamo nel merito di quanto accaduto negli Stati Uniti in quel tragico mese di settembre 2001.
I 21 amici che facevano insider trading
Ricordate la mano pesante della Consob, intervenuta per porre fine alle operazioni della “banda” di 21 amici che facevano compravendita di asset finanziari avendo accesso e sfruttando informazioni riservate? Questi “signori” commettevano un reato, appunto l’insider trading. I giornali italiani diedero hanno spazio alla notizia: sfruttando le loro posizioni di privilegio all’interno di importanti istituti bancari e studi legali, questi professionisti si scambiavano informazioni sensibili al fine di ottenere un illecito profitto.
«Ferro azzurro ama Anacott Acciaio»: l’insider trading, fortuna e miseria di Gordon Gekko
La storia dei 21 amici riporta alla mente quella, ben più articolata, raccontata nello storico film “Wall Street”, uno dei 6 film su trading, finanza e investimenti da vedere.
Nel film vediamo un Gordon Gekko già ricco grazie a operazioni immobiliari che risalgono agli anni ’70, diventarlo ancora di più mediante illecite speculazioni di insider trading. Nel 1985 Bud Fox, giovane broker e grande ammiratore di Gekko, riesce dopo vari tentativi a lavorare con il manager, che lo mette subito alla prova: Fox si vede affidare operazioni irregolari, che accetta di compiere.
Da una parte un irredento e cinico speculatore di borsa, uno degli antagonisti più cattivi della storia del cinema, Gordon Gekko, che otteneva vantaggi personali speculando su informazioni riservate, in maniera del tutto priva di ogni scrupolo. «L’avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l’avidità è giusta…»
Dall’altra il suo allievo Bud Fox, istruito a operare sulla direttrice dell’insider trading dal veterano Gekko, che gli chiede di comunicargli tutto quello che ha scoperto, dati riservati su aziende interessanti, in modo da anticipare il trend e conseguire profitti illeciti in borsa. «Tutto in guerra si basa sull’inganno: se il tuo nemico è superiore eludilo, se è irato irritalo, se è di pari forza lotta, altrimenti sparisci e riconsiderati…» [parafrasando Sun Tzu]
L’insider trading, tuttavia, dopo essere stato la fortuna sarà anche la miseria di Gekko, e di Bud Fox con lui. Sarà infatti proprio l’insider trading a porre fine alle sue attività illecite e al suo impero: il manager verrà arrestato nel 1990 a seguito di un’ispezione di controllo effettuata dalla SEC (Securities and Exchanges Commission), l’autorità di controllo degli Stati Uniti.
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